– siete stufi del vostro modo di fare fotografie e, mantenendo gli stessi ‘tipi’ di soggetto, volete esperimentare dei risultati visivi diversi?
– siete tra quelli che hanno bisogno di assegnarsi un tema prima di uscire a fare foto, se no ritornate a casa puntualmente senza aver scattato nulla?
Allora vediamo come dominare gli scatti fatti controluce, anche perchè da una parte consentono di ottenere soddisfazione con immagini un pò fuori dal consueto ma dall’altra permettono di imparare ad utilizzare al meglio alcuni accessori, come il flash con la tecnica del fill-in o i pannelli riflettenti per gestire l’illuminazione.
Le immagini riportate e lo spunto della discussione sono tratti da un vecchio numero della rivista ‘fotografare’, di luglio 2005.
Fotografare in controluce significa, come dice il nome, ribaltare la prima regola che ci insegnano quando per la prima volta ci hanno messo in mano una macchina fotografica: girati con la sorgente di illuminazione alle tue spalle (la seconda regola è ovviamente: ‘non inquadrare la tua ombra’…): qui la sorgente di illuminazione sta di fronte a noi ed il soggetto si trova tra noi ed essa:
Sgomberiamo subito il campo da un equivoco: il controluce è il controluce, la silhouette è la silhouette.
ossia: quando faccio un controluce devo saper utilizzare l’esposimetro e definire tramite esso cosa voglio sia correttamente esposto nella mia immagine finale. Nella prima fotografia controluce qui sopra il mio soggetto è correttamente esposto e perfettamente leggibile, nella seconda è correttamente esposto lo sfondo molto luminoso mentre il soggetto è completamente sottoesposto, creando l’effetto silhouette.
Inutile dire che per avere l’effetto silhouette non serve null’altro che fare una lettura esposimetrica dello sfondo (con l’esposimetro interno alla macchina significa lasciare il matrix e passare a semi-spot, mantenere la lettura tenendo premuto il tasto AE-L) e comporre la nostra inquadratura, poi scattare. Tecnicamente, facilissimo.
Meno immediato è ottenere una foto controluce in cui il soggetto continui però a conservare una corretta esposizione (teniamo a mente la prima foto qui sopra). Se voleste fare una lettura esposimetrica in matrix, difficilmente la vostra fotocamera sarebbe così intelligente da mediare esattamente la soluzione che avete in testa voi; quindi anche qui passiamo al sistema di lettura semi-spot (o spot, dipende da come è fatto il soggetto e da quanti livelli di illuminazione contiene; teniamo presente che se privilegiamo l’esposizione di una parte del soggetto molto scura rispetto alla luce che sta dietro, avremo un soggetto su orribile sfondo sovraesposto e non un controluce, quuindi dovremo scegliere un punto di lettura che sia intermedio come illuminazione tra lo sfondo molto chiaro e le parti più in ombra del soggetto. Situazione molto difficile da trovare, in genere, ma può essere fonte di piacevoli sorprese.
Se non si riesce a cavare nulla di decente, rimane una sola soluzione: aggiungere una fonte di illuminazione secondaria che illumini la parte del mio soggetto più in ombra; ovviamente deve essere una fonte di intensità bassa, che rispetti la prevalenza dell’illuminazione principale, altrimenti non facciamo più controluce.
Il mezzo più pratico e ‘professionale’ è utilizzare un pannello riflettente (non costa molto e non è ingombrante da portarsi dietro; qui lo vedete riflesso nello specchietto retrovisore dell’auto, tenuto sollevato da un assistente):
ma ricordate che lo stesso effetto lo ottenete con un pannello di polistirolo, un muro bianco, una spiaggia di sabbia chiara, eccetera. In questo modo è garantito che l’illuminazione riflessa è minore di quella che proviene direttamente dalla fonte di illuminazione ed il vostro controluce è salvo.
Altro metodo per ottenere lo stesso risultato è di utilizzare una lampada
ed infine ultimo è saper impiegare la funzione fill-in (lampo di riempimento) del flash in luce diurna: ci si può limitare a sfruttare l’automatismo che quasi tutte le fotocamere, compatte o reflex, e quasi tutti i flash esterni hanno, oppure si può, più creativamente, leggere l’esposizione in modalità semi-spot sullo sfondo e far scattare il flash settato in modalità TTL, che così emetterà un lampo di intensità inferiore, permettendo comunque una corretta illuminazione del soggetto in ombra contro lo sfondo illuminato. Se non soddisfatti o non sicuri, usate la compensazione della luce flash, magari -1/2, 0, +1/2 stop.
Alcuni accorgimenti:
– fotografando controluce il vostro miglior amico sarà il paraluce, specie nei casi di controluce parziale, quando la sorgente non è compresa nell’inquadratura: riduce i riflessi interni e quindi i rischi di velatura dell’immagine;
– i ‘lens glare’, riflessi a forma di poligono provocati dal passaggio dei raggi luminosi diretti attraverso i gruppi di lenti dell’obiettivo (particolarmente in agguato se invece che ottiche fisse state utilizzando uno zoom)
sono fonte di eterno dibattito: i puristi li trovano sgradevoli perchè indicano, tra l’altro, una scarsa qualità dell’obiettivo, al vasto pubblico ignorante solitamente piacciono per l’effetto quasi da ‘occhi socchiusi’ che creano (infatti in Photoshop esiste per simularli il plug-in ‘glare’); a me, me piacciono…
– se fate parte di quelli che nella macchina infilano quei rullini di pellicola avvolta, per il controluce utilizzate pellicole con sensibilità da 400 iso in su, perchè caratterizzate da una miglior capacità di leggere i dettagli nelle ombre e nelle luci; noi in questi casi ci troviamo bene con TMax400 (se non vogliamo grana) e TriX400.