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SALINAS de GUARANDA (riduzione dal testo “La puerta abierta” di Padre Antonio Polo)
Il 5 luglio 1971 un uomo, missionario salesiano della Operazione Mato Grosso, arriva a piedi in questa comunità andina (3600 m slm); trova una comunità composta da un pugno di capanne di terra e paglia nelle dolci curve del pàramo interrotte da una solenne e pittoresca scenografia di faraglioni vulcanici in cui giorno dopo giorno la maggior parte del lavoro viene svolto dalle donne in un compito durissimo imposto da una famiglia di possidenti terrieri di origine colombiana: estrarre il sale dalla “miniera” (sorgente di acqua salata) che dà il nome alla località. Secondo le parole dell’allora vescovo Mons. Candido Rada, per il quale “Salinas non potrà guardare mai avanti se prima non si libera della servitù verso i padroni”, e secondo il principio della solidarietà comunitaria che perdura vincente ancora oggi, inizia una sfida per vincere miseria ed immobilismo, evitando l’incerto cammino della migrazione dei giovani verso la città.
I passi di questa sfida iniziano con la Cooperativa di risparmio e credito (1972), con la democrazia strutturata, con l’interclassimo e l’interetnicismo di indigeni, meticci e bianchi. Presto si capisce che muovere denaro tra poveri non porta lontano e si creano nuove fonti di reddito: cooperative non ripartenti gli utili per l’artigianato tessile (1974), e per caseifici comunitari (dal 1978).
Nascono nuove comunità e si passa dalla cooperativa centralizzata alle cooperative locali, con un organo coordinatore (Funorsal, 1982, fondazione dal 1988), tenendo conto di un territorio la cui altitudine spazia tra i 4200 e gli 800 m slm, con estremi distanti 90 km, con popolazioni distinte per origine e storia, dal subtropico al pàramo, dalla costa alla serra. Si creano strade di collegamento, filanda e tintoria, officina meccanica e falegnameria, fabbrica di salumi, essiccazione di funghi, produzione di bottoni in avorio vegetale, fabbrica di torroni, di marmellate, piscicoltura, helicicultura, fino alla situazine attuale, in cui la Funorsal vanta una lista di opere e servizi comprendente:
28 scuole
14 case comunali
7 comunità con acqua potabile
150 km di strade aperte
131 km di strade sterrate
28 cooperative di risparmio e credito
22 caseifici comunitari.
Nelle zone rurali:
prima fabbrica di zucchero in mano a campesinos in Ecuador
fabbrica di mangimi
insaccatrice
allevamento di maiali
agriturismo
fattorie comunitarie
negozi comunitari
essiccatoi per funghi.
La Funorsal ha poi aperto il cammino per la riforestazione e per la salvaguardia della foresta nativa.
Nel settore della salute sono stati aperti 4 dispensari medici, 18 centri rurali di distribuzione delle medicine di uso comune, con 32 ausiliari di infermeria abilitati.
Nel settore educativo:
prescolarizzazione dei bambini delle scuole materne di 8 comunità
rinforzo scolastico in 11 comunità
programma di alimentazione e stimolazione precoce per i più piccoli.
Parte della popolazione che emigrò negli anni ’70 ritornò a Salinas, motivata dalla modernizzazione e dalle opportunità di lavoro, anzi ora dalla capitale e da altre città universitarie giovani studenti vengono a studiare il modello produttivo di Salinas, con inversione in gran parte del ciclo migratorio dei giovani in fuga dalla serra.
La mortalità infantile è diminuita del 50% e la natalità è diminuita del 64% per i nuovi modelli culturali.
Il sistema del microcredito femminile (ora in fase di espansione anche verso il maschile) ha permesso a molte famiglie di creare occupazione ed investimento economico.
Fin qui
ciò che è stato fatto, non dimenticando che ancora resta molto da fare (ad esempio il diffuso alcolismo maschile o il maltrattamento femminile) e non dimenticando che tale sviluppo è stato possibile grazie allo sforzo organizzativo della popolazione ma anche grazie all’appoggio tecnico e finanziario esterno.
La sfida però continua
e a noi personalmente piace pensare che sia una sfida inserita in quel quadro di “risveglio” del continente Sudamericano che Gianni Minà definisce “un vento avverso alle politiche conservatrici e coloniali dell’Europa, degli Stati Uniti e delle multinazionali… un sentimento di riscatto e di recupero di una identità, ma anche di indipendenza.”
E soprattutto in questa sfida è data la possibilita di partecipare a tutti noi. Come? In almeno quattro modalità:
1. credeteci, se vi sentite anche solo ideologicamente un poco attratti da questa esperienza, la popolazione di Salinas sarà lieta di accogliervi come curiosi, visitatori, viaggiatori e soprattutto volontari: noi abbiamo aiutato un poco nella strutturazione di nuovi laboratori per le lavorazioni degli oli essenziali o per l’allestimento e l’acquisizione di nuovi laboratori di analisi microbiologiche, abbiamo dato una mano in semplici lavori manuali o in attività quotidiane, ma sicuramente abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo potuto dare;
2. acquistando e richiedendo nei circuiti del mercato equo e solidale i prodotti “Salinerito” (funghi secchi, pasta di cacao, prodotti artigianali di lana, paglia, avorio vegetale, ceramica, legno, zucchero di canna, marmellate, cioccolato, torroni, tisane, oli essenziali, pomate); se non li trovate, contattateci al nostro indirizzo e-mail in home page per ottenere materiale informativo;
3. aderendo all’iniziativa “adotta un ettaro di bosco nativo sulle Ande”: vedete collegamento o contattateci al nostro indirizzo e-mail in home page;
4. aderendo all’iniziativa di adottare a distanza un bambino in età scolare di una delle comunità rurali di Salinas.